27 febbraio 1988: l’Italia si ferma per Alberto Tomba. Il campione bolognese fa sognare alle Olimpiadi di Calgary con il secondo oro

21 Aprile 2020

È la sera di sabato 27 febbraio 1988 e l’Italia intera è attaccata al televisore per seguire la finalissima del Festival di Sanremo. All’improvviso però, gli allora conduttori della kermesse canora, Miguel Bosé e Gabriella Carlucci, interrompono la diretta per cedere la linea a Calgary, in Canada, dove si sta svolgendo la seconda manche della prova di slalom valevole per la quindicesima edizione dei Giochi Olimpici. Al cancelletto di partenza c’è un 22enne bolognese, Alberto Tomba, capace pochi giorni prima di far esultare i tifosi azzurri con un oro nel gigante. La tensione è massima, ed il carabiniere, terzo a poco più di sei decimi dal leader tedesco Frank Worndl dopo la prima manche, è chiamato all’ennesima grande prestazione per portarsi a casa un’altra medaglia. Vietato sbagliare. Alberto lo sa e sin dalle prime sciate l’emiliano mostra tutta la sua classe: è aggressivo, cattivo ma allo stesso tempo pulito, e gli sci scorrono con dolcezza.

L’1’39″47 finale è un gran tempo ma bisogna aspettare: devono scendere ancora Jonas Nilsson e Frank Worndl. Lo svedese commette qualche errore di troppo e finisce momentaneamente in quinta posizione: mal che vada per Tomba è argento. Tocca poi al teutonico, il quale può vantare un discreto margine, ma la pressione lo tradisce. Worndl non è perfetto ed al traguardo giunge secondo, appena sei centesimi dietro. Davvero un soffio ma Alberto può festeggiare: il secondo oro personale in una manifestazione a cinque cerchi è realtà. Esplode la festa all’Ariston di Sanremo così come nelle case degli italiani: lo sci azzurro ha un nuovo grande campione. Quella sera fu l’alba di una carriera stellare culminata nel 1996 con i due ori al Mondiale di Sierra Nevada, un anno dopo la vittoria della Coppa del mondo generale.

27 febbraio 1988: l’Italia si ferma per Alberto Tomba. Il campione bolognese fa sognare alle Olimpiadi di Calgary con il secondo oro

21 Aprile 2020

È la sera di sabato 27 febbraio 1988 e l’Italia intera è attaccata al televisore per seguire la finalissima del Festival di Sanremo. All’improvviso però, gli allora conduttori della kermesse canora, Miguel Bosé e Gabriella Carlucci, interrompono la diretta per cedere la linea a Calgary, in Canada, dove si sta svolgendo la seconda manche della prova di slalom valevole per la quindicesima edizione dei Giochi Olimpici. Al cancelletto di partenza c’è un 22enne bolognese, Alberto Tomba, capace pochi giorni prima di far esultare i tifosi azzurri con un oro nel gigante. La tensione è massima, ed il carabiniere, terzo a poco più di sei decimi dal leader tedesco Frank Worndl dopo la prima manche, è chiamato all’ennesima grande prestazione per portarsi a casa un’altra medaglia. Vietato sbagliare. Alberto lo sa e sin dalle prime sciate l’emiliano mostra tutta la sua classe: è aggressivo, cattivo ma allo stesso tempo pulito, e gli sci scorrono con dolcezza.

L’1’39″47 finale è un gran tempo ma bisogna aspettare: devono scendere ancora Jonas Nilsson e Frank Worndl. Lo svedese commette qualche errore di troppo e finisce momentaneamente in quinta posizione: mal che vada per Tomba è argento. Tocca poi al teutonico, il quale può vantare un discreto margine, ma la pressione lo tradisce. Worndl non è perfetto ed al traguardo giunge secondo, appena sei centesimi dietro. Davvero un soffio ma Alberto può festeggiare: il secondo oro personale in una manifestazione a cinque cerchi è realtà. Esplode la festa all’Ariston di Sanremo così come nelle case degli italiani: lo sci azzurro ha un nuovo grande campione. Quella sera fu l’alba di una carriera stellare culminata nel 1996 con i due ori al Mondiale di Sierra Nevada, un anno dopo la vittoria della Coppa del mondo generale.