E’ morto Camillo Onesti, anima del fondo e dello sci alpinismo italiani

18 Novembre 2014

Camillo Onesti, milanese doc, nato il 6 aprile 1926, nato e vissuto a Porta Ticinese, è scomparso oggi a 88 anni. Sempre tirato, scattante, abbronzato come può esserlo chi passa metà del suo tempo al sole dell’alta quota, era l’essenza del moto perpetuo. Si allenava alla Montagnetta, dietro il centro sportivo XXV Aprile, correva le maratone, girava per Milano in motorino e, appena poteva, se la filava in montagna, il suo mondo.

L’agonismo ce l’aveva nel sangue. Il primo pettorale l’aveva messo a 5 anni, a Cuveglio, nel Varesotto, dove andava in villeggiatura con i genitori. Una corsetta di paese.

Corse campestri nel periodo delle medie inferiori, calcio (stranamente come portiere), finché a 16 anni s’innamorò della bicicletta e ci corse fino a 26, quando fece una scoperta che lo tenne poi legato per tutta la vita, la montagna. Da ciclista era forte in salita ma non aveva sprint non tanto per una questione organica, ma perché tirava sempre alla morte e quando veniva il momento della volata era cotto. Iniziò con la GIL Pozzi, il gruppo rionale fascista, continuò con lo Sport Club Milano e chiuse la sua avventura sulle due ruote con il G.S. Coty, sponsorizzato dalla “maison” di profumi.
Poi conobbe una compagnia di accademici del CAI, che se l’erano tirato dietro in montagna. Una folgorazione. Da quel momento basta bici e solo montagna: le Grigne, il Gruppo del Brenta, la Valmasino d’estate, e corsa e sci di fondo in inverno.

Diplomato geometra, essendo impossibile trovare lavoro a Milano nell’immediato dopoguerra, si era improvvisato impresario edile. Con mezza città distrutta dai bombardamenti il lavoro non mancava alla squadretta di operai bresciani che aveva messo insieme e nell’edilizia ci sarebbe rimasto fino a 67 anni.

Ha imparato a sciare e ha cominciato a sfogare il suo spirito competitivo nelle prime gare con il Fior di Roccia, la società leader a Milano per la corsa e la montagna, della quale è stato presidente per oltre 20 anni. Nel Fior di Roccia i campioni erano Carlo Caraccini e Mario Azittà, poi direttore agonistico del fondo.

Alle Alpi Centrali della Fisi, Onesti ha lavorato per 11 anni, trovando un collaboratore eccezionale in Benito Moriconi, finanziere marchigiano trasferito a Bormio. Faceva ancora gare e allenava i ragazzi dell’Alta Valtellina e divenne l’allenatore responsabile delle Alpi Centrali.

Il presidente Gattai gli offrì nell’86 la direzione agonistica del settore femminile, che intendeva creare ex novo, con una gestione a sé stante, separata da quella maschile che fino ad allora aveva curato entrambi i settori.

E’ l’occasione che cambia la vita e Onesti porterà il fondo femminile a dimensioni mai raggiunte prima e che difficilmente manterrà in futuro perché non potrà più beneficiare della crescita concomitante di due delle più grandi atlete dello sport italiano: Manuela Di Centa e Stefania Belmondo. Dal 1989 al 2000, quando ha lasciato l’incarico, di medaglie ne ha vinte più d’una e ha posto le basi perché se ne mettessero insieme davvero molte. Ripartì da Guidina Dal Sasso e dalle juniores Sperotto, Pozzoni, Angerer e Carrel, poi recuperò la Di Centa, lanciò la Belmondo, e creò la squadra che stupì il mondo, inserendo Bice Vanzetta e convincendo Gabriella Paruzzi, che aveva smesso l’attività, a riprendere gli sci.

E’ stato quindi vice presidente della Commissione Sci Alpinismo fino al 2008, disciplina di cui fu un pioniere.

I funerali si terranno a Milano, venerdì 21 novembre alle 11, presso la Parrocchia S. Gottardo di Corso S. Gottardo 6.

Il Presidente Flavio Roda, il Consiglio Federale, i tecnici, gli atleti e tutto lo staff federale si stringono alla famiglia Onesti in questo momento di dolore.

E’ morto Camillo Onesti, anima del fondo e dello sci alpinismo italiani

18 Novembre 2014

Camillo Onesti, milanese doc, nato il 6 aprile 1926, nato e vissuto a Porta Ticinese, è scomparso oggi a 88 anni. Sempre tirato, scattante, abbronzato come può esserlo chi passa metà del suo tempo al sole dell’alta quota, era l’essenza del moto perpetuo. Si allenava alla Montagnetta, dietro il centro sportivo XXV Aprile, correva le maratone, girava per Milano in motorino e, appena poteva, se la filava in montagna, il suo mondo.

L’agonismo ce l’aveva nel sangue. Il primo pettorale l’aveva messo a 5 anni, a Cuveglio, nel Varesotto, dove andava in villeggiatura con i genitori. Una corsetta di paese.

Corse campestri nel periodo delle medie inferiori, calcio (stranamente come portiere), finché a 16 anni s’innamorò della bicicletta e ci corse fino a 26, quando fece una scoperta che lo tenne poi legato per tutta la vita, la montagna. Da ciclista era forte in salita ma non aveva sprint non tanto per una questione organica, ma perché tirava sempre alla morte e quando veniva il momento della volata era cotto. Iniziò con la GIL Pozzi, il gruppo rionale fascista, continuò con lo Sport Club Milano e chiuse la sua avventura sulle due ruote con il G.S. Coty, sponsorizzato dalla “maison” di profumi.
Poi conobbe una compagnia di accademici del CAI, che se l’erano tirato dietro in montagna. Una folgorazione. Da quel momento basta bici e solo montagna: le Grigne, il Gruppo del Brenta, la Valmasino d’estate, e corsa e sci di fondo in inverno.

Diplomato geometra, essendo impossibile trovare lavoro a Milano nell’immediato dopoguerra, si era improvvisato impresario edile. Con mezza città distrutta dai bombardamenti il lavoro non mancava alla squadretta di operai bresciani che aveva messo insieme e nell’edilizia ci sarebbe rimasto fino a 67 anni.

Ha imparato a sciare e ha cominciato a sfogare il suo spirito competitivo nelle prime gare con il Fior di Roccia, la società leader a Milano per la corsa e la montagna, della quale è stato presidente per oltre 20 anni. Nel Fior di Roccia i campioni erano Carlo Caraccini e Mario Azittà, poi direttore agonistico del fondo.

Alle Alpi Centrali della Fisi, Onesti ha lavorato per 11 anni, trovando un collaboratore eccezionale in Benito Moriconi, finanziere marchigiano trasferito a Bormio. Faceva ancora gare e allenava i ragazzi dell’Alta Valtellina e divenne l’allenatore responsabile delle Alpi Centrali.

Il presidente Gattai gli offrì nell’86 la direzione agonistica del settore femminile, che intendeva creare ex novo, con una gestione a sé stante, separata da quella maschile che fino ad allora aveva curato entrambi i settori.

E’ l’occasione che cambia la vita e Onesti porterà il fondo femminile a dimensioni mai raggiunte prima e che difficilmente manterrà in futuro perché non potrà più beneficiare della crescita concomitante di due delle più grandi atlete dello sport italiano: Manuela Di Centa e Stefania Belmondo. Dal 1989 al 2000, quando ha lasciato l’incarico, di medaglie ne ha vinte più d’una e ha posto le basi perché se ne mettessero insieme davvero molte. Ripartì da Guidina Dal Sasso e dalle juniores Sperotto, Pozzoni, Angerer e Carrel, poi recuperò la Di Centa, lanciò la Belmondo, e creò la squadra che stupì il mondo, inserendo Bice Vanzetta e convincendo Gabriella Paruzzi, che aveva smesso l’attività, a riprendere gli sci.

E’ stato quindi vice presidente della Commissione Sci Alpinismo fino al 2008, disciplina di cui fu un pioniere.

I funerali si terranno a Milano, venerdì 21 novembre alle 11, presso la Parrocchia S. Gottardo di Corso S. Gottardo 6.

Il Presidente Flavio Roda, il Consiglio Federale, i tecnici, gli atleti e tutto lo staff federale si stringono alla famiglia Onesti in questo momento di dolore.