Hildgartner e la perla alle Olimpiadi di Sarajevo: da Chienes al tetto del mondo

02 Aprile 2020

Lo slittino artificiale è stato prodigo di medaglie per l’Italia alle Olimpiadi Invernali nel corso della storia. Sono ben diciassette infatti, gli allori conquistati dagli azzurri nelle varie rassegne a cinque cerchi: ai sette magnifici ori si aggiungono quattro argenti e sei bronzi. Nella memoria dei grandi appassionati ci sono senza dubbio i due ori portati a casa Armin Zoeggeler, trionfatore nel singolo a Salt Lake City nel 2002 e a Torino nel 2006, ma nel campo maschile ad aprire le danze sono stati Walter Plaikner e Paul Hildgartner (entrambi nati a Chienes), i più veloci nel doppio di Sapporo nel 1972 a pari merito con la Germania Est.

Lo stesso Paul Hildgartner ha scritto pagine indimenticabili dello sport italiano anche nelle prove individuali, divenute il suo forte dopo i deludenti Giochi Olimpici del 1976 di Innsbruck. Da lì ebbe inizio una scalata incredibile, che lo vide protagonista in tutti i palcoscenici più prestigiosi. L’altoatesino, uno dei più eclettici slittinisti di sempre, nel giro di poche stagioni ha collezionato tre Coppe del mondo, tre medaglie mondiali (di cui un oro a Imst), tre allori europei e un argento alle Olimpiadi di Lake Placid nel 1980. Un bottino degno di un vero campione, ma la vetta più alta doveva ancora arrivare.

È il 1984 e Hildgartner, uno dei volti più belli dell’Italia sportiva, ha l’onore di essere nominato portabandiera della rappresentativa italiana alla cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici di Sarajevo. L’attesa per il singolo maschile, composto da quattro manches suddivise in altrettanti giorni, è tanta e gli occhi sono tutti su di lui. Nelle prime due uscite Paul preferisce gestire e prendere le misure, e così a metà gara è secondo a 71 millesimi dal tedesco orientale Gorlitzer. Nella terza run ecco arrivare lo show dell’allora 31enne carabiniere: sotto una fitta nevicata pennella una discesa clamorosa, praticamente perfetta, abbattendo addirittura il muro dei 46 secondi. Sembra un sogno, la vittoria è praticamente in tasca. Gorlitzer delude e finisce quinto: adesso il primo inseguitore è Michael Walter, ma il distacco pari a 535 millesimi appare incolmabile. Paul non è ancora sazio e nella manche conclusiva è ancora mostruoso: nuovo tempo sotto i 46 secondi e l’oro è realtà. Hildgartner giunge al traguardo mentre il team azzurro già festeggia: missione compiuta.

Hildgartner e la perla alle Olimpiadi di Sarajevo: da Chienes al tetto del mondo

02 Aprile 2020

Lo slittino artificiale è stato prodigo di medaglie per l’Italia alle Olimpiadi Invernali nel corso della storia. Sono ben diciassette infatti, gli allori conquistati dagli azzurri nelle varie rassegne a cinque cerchi: ai sette magnifici ori si aggiungono quattro argenti e sei bronzi. Nella memoria dei grandi appassionati ci sono senza dubbio i due ori portati a casa Armin Zoeggeler, trionfatore nel singolo a Salt Lake City nel 2002 e a Torino nel 2006, ma nel campo maschile ad aprire le danze sono stati Walter Plaikner e Paul Hildgartner (entrambi nati a Chienes), i più veloci nel doppio di Sapporo nel 1972 a pari merito con la Germania Est.

Lo stesso Paul Hildgartner ha scritto pagine indimenticabili dello sport italiano anche nelle prove individuali, divenute il suo forte dopo i deludenti Giochi Olimpici del 1976 di Innsbruck. Da lì ebbe inizio una scalata incredibile, che lo vide protagonista in tutti i palcoscenici più prestigiosi. L’altoatesino, uno dei più eclettici slittinisti di sempre, nel giro di poche stagioni ha collezionato tre Coppe del mondo, tre medaglie mondiali (di cui un oro a Imst), tre allori europei e un argento alle Olimpiadi di Lake Placid nel 1980. Un bottino degno di un vero campione, ma la vetta più alta doveva ancora arrivare.

È il 1984 e Hildgartner, uno dei volti più belli dell’Italia sportiva, ha l’onore di essere nominato portabandiera della rappresentativa italiana alla cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici di Sarajevo. L’attesa per il singolo maschile, composto da quattro manches suddivise in altrettanti giorni, è tanta e gli occhi sono tutti su di lui. Nelle prime due uscite Paul preferisce gestire e prendere le misure, e così a metà gara è secondo a 71 millesimi dal tedesco orientale Gorlitzer. Nella terza run ecco arrivare lo show dell’allora 31enne carabiniere: sotto una fitta nevicata pennella una discesa clamorosa, praticamente perfetta, abbattendo addirittura il muro dei 46 secondi. Sembra un sogno, la vittoria è praticamente in tasca. Gorlitzer delude e finisce quinto: adesso il primo inseguitore è Michael Walter, ma il distacco pari a 535 millesimi appare incolmabile. Paul non è ancora sazio e nella manche conclusiva è ancora mostruoso: nuovo tempo sotto i 46 secondi e l’oro è realtà. Hildgartner giunge al traguardo mentre il team azzurro già festeggia: missione compiuta.