Lascia Erich Demetz, presidente della Coppa del Mondo di sci alpino: “Sempre a difesa dello sport”

01 Giugno 2014

Dopo 28 anni da Presidente del Comitato Coppa del mondo di sci alpino Erich Demetz lascia il suo prestigioso incarico proprio durante il Congresso di Barcellona.

“Quando sono diventato presidente – ricorda Demetz – eravamo in due, ora c’è un sistema molto più professionale formato da 15 persone”.

La lunga carriera dirigenziale di Demetz comincia nel 1963 con l’elezione a Presidente dello Sci Club Gardena. “Quando sono arrivato ho trovato 103 soci – racconta ancora Demetz -. Nel ’70, dopo la nomina a vice presidente della F.I.S.I. ho lasciato il club con oltre 1000 soci, per me una grande soddisfazione”.

Tra il ’70 e il ’71 Demetz è commissario della Co.Scu.Ma. “Riuscii, con il supporto di Giulio Giovannini e di Giulio Onesti, a far varare la prima legge a tutela dei Maestri di sci, grazie alla amicizia personale che mi legava a Sandro Pertini, allora presidente della Camera”.

Nel ’78, al termine dell’era Cotelli, Erich Demetz diventa direttore tecnico della Nazionale italiana di sci alpino. “Era una squadra difficile da domare, piena di cavalli di razza che ormai facevano liberamente tutto quello che volevano. Anzi, Besson, Gros, Varallo, Stricker.. Purtroppo mi resta il rammarico dell’Olimpiade di Lake Placid quando non riuscimmo a fare meglio del 4° posto di Ninna Quario e del 6° di Herbert Plank.

Nel 1979, Demetz vive una delle pagine più dolorose dello sci italiano. “Leonardo David aveva vinto ad Oslo – ricorda – e trapelò la voce che avrebbe voluto disputare le ultime due libere della stagione. Io e il Presidente Gattai fummo subito d’accordo: ‘Assolutamente no’. Partii per Cortina dove trovai l’intesa anche di Messner, che guidava la squadra. Poi sentii lo stesso David che mi disse che aveva solo l’intenzione di fare qualche prova in vista della combinata olimpica dell’anno dopo. Messa così, diveniva accettabile. E quindi, tutti d’accordo, lo facemmo provare. Poi quella caduta a Lake Placid quando Leonardo crollò fra le braccia mie e quelle del fotografo Armando Trovati. Fu l’inizio della tragedia”.

Tra i momenti più esaltanti della carriera di Erich Demetz c’è sicuramente il famigerato parallelo della Val Gardena del ’75, con il duello finale fra Stenmark e Thoeni, che assegnò all’azzurro la quarta Coppa assoluta della carriera. “C’erano 40.000 persone ad assistere a quella gara. Mai più vista tanta gente in Gardena. Mi ricordo che si decise di portare il parallelo fra i professionisti perché sembrava una gara con molto appeal. A volerlo fortemente fu Honoré Bonnet, allora Presidente del Comitato sci alpino. La gara fu bellissima e si trasformò in un giallo quando sembrava che Stenmark avesse inforcato. Non era così, ma Stenmark sbagliò nella manche successiva e Gustavo vinse fra il tripudio della folla”.

Erich Demetz che Coppa del mondo lascia?

“Io credo che in futuro sarà molto difficile comporre i calendari: ci saranno nuovi ingressi, soprattutto delle stazioni dell’est e non sarà facile mediare fra tutte le esigenze. La filosofia che ha sempre imperniato la mia presidenza, ed ha sempre avuto il sostegno del Presidente Kasper, è andata nella direzione di evitare l’eccessiva spettacolarizzazione delle gare per lasciare che fosse il gesto tecnico a prevalere. Noi abbiamo sempre difeso lo sport, mai il circo. Tra l’altro lo sci turistico va nella direzione opposta, la gente non ama più la sfida. Io mi auguro che la Coppa del mondo di sci rimanga il terreno delle sfide agonistiche che tante emozioni hanno regalato agli spettatori negli anni”.

Il motivo di maggior interesse per l’Italia a questo Congresso è la candidatura di Cortina ai Mondiali del 2019.

“Io penso che Cortina abbia tutte le prerogative per ospitare un Mondiale, sia dal punto di vista tecnico, che paesaggistico, che organizzativo. Mi auguro che possa vincere la sfida con Are. Io tifo per Cortina”.

Cosa farà dopo aver abbandonato l’attività dirigenziale?

“Andrò a sciare, dipingerò e scriverò”
, conclude Demetz.

Lascia Erich Demetz, presidente della Coppa del Mondo di sci alpino: “Sempre a difesa dello sport”

01 Giugno 2014

Dopo 28 anni da Presidente del Comitato Coppa del mondo di sci alpino Erich Demetz lascia il suo prestigioso incarico proprio durante il Congresso di Barcellona.

“Quando sono diventato presidente – ricorda Demetz – eravamo in due, ora c’è un sistema molto più professionale formato da 15 persone”.

La lunga carriera dirigenziale di Demetz comincia nel 1963 con l’elezione a Presidente dello Sci Club Gardena. “Quando sono arrivato ho trovato 103 soci – racconta ancora Demetz -. Nel ’70, dopo la nomina a vice presidente della F.I.S.I. ho lasciato il club con oltre 1000 soci, per me una grande soddisfazione”.

Tra il ’70 e il ’71 Demetz è commissario della Co.Scu.Ma. “Riuscii, con il supporto di Giulio Giovannini e di Giulio Onesti, a far varare la prima legge a tutela dei Maestri di sci, grazie alla amicizia personale che mi legava a Sandro Pertini, allora presidente della Camera”.

Nel ’78, al termine dell’era Cotelli, Erich Demetz diventa direttore tecnico della Nazionale italiana di sci alpino. “Era una squadra difficile da domare, piena di cavalli di razza che ormai facevano liberamente tutto quello che volevano. Anzi, Besson, Gros, Varallo, Stricker.. Purtroppo mi resta il rammarico dell’Olimpiade di Lake Placid quando non riuscimmo a fare meglio del 4° posto di Ninna Quario e del 6° di Herbert Plank.

Nel 1979, Demetz vive una delle pagine più dolorose dello sci italiano. “Leonardo David aveva vinto ad Oslo – ricorda – e trapelò la voce che avrebbe voluto disputare le ultime due libere della stagione. Io e il Presidente Gattai fummo subito d’accordo: ‘Assolutamente no’. Partii per Cortina dove trovai l’intesa anche di Messner, che guidava la squadra. Poi sentii lo stesso David che mi disse che aveva solo l’intenzione di fare qualche prova in vista della combinata olimpica dell’anno dopo. Messa così, diveniva accettabile. E quindi, tutti d’accordo, lo facemmo provare. Poi quella caduta a Lake Placid quando Leonardo crollò fra le braccia mie e quelle del fotografo Armando Trovati. Fu l’inizio della tragedia”.

Tra i momenti più esaltanti della carriera di Erich Demetz c’è sicuramente il famigerato parallelo della Val Gardena del ’75, con il duello finale fra Stenmark e Thoeni, che assegnò all’azzurro la quarta Coppa assoluta della carriera. “C’erano 40.000 persone ad assistere a quella gara. Mai più vista tanta gente in Gardena. Mi ricordo che si decise di portare il parallelo fra i professionisti perché sembrava una gara con molto appeal. A volerlo fortemente fu Honoré Bonnet, allora Presidente del Comitato sci alpino. La gara fu bellissima e si trasformò in un giallo quando sembrava che Stenmark avesse inforcato. Non era così, ma Stenmark sbagliò nella manche successiva e Gustavo vinse fra il tripudio della folla”.

Erich Demetz che Coppa del mondo lascia?

“Io credo che in futuro sarà molto difficile comporre i calendari: ci saranno nuovi ingressi, soprattutto delle stazioni dell’est e non sarà facile mediare fra tutte le esigenze. La filosofia che ha sempre imperniato la mia presidenza, ed ha sempre avuto il sostegno del Presidente Kasper, è andata nella direzione di evitare l’eccessiva spettacolarizzazione delle gare per lasciare che fosse il gesto tecnico a prevalere. Noi abbiamo sempre difeso lo sport, mai il circo. Tra l’altro lo sci turistico va nella direzione opposta, la gente non ama più la sfida. Io mi auguro che la Coppa del mondo di sci rimanga il terreno delle sfide agonistiche che tante emozioni hanno regalato agli spettatori negli anni”.

Il motivo di maggior interesse per l’Italia a questo Congresso è la candidatura di Cortina ai Mondiali del 2019.

“Io penso che Cortina abbia tutte le prerogative per ospitare un Mondiale, sia dal punto di vista tecnico, che paesaggistico, che organizzativo. Mi auguro che possa vincere la sfida con Are. Io tifo per Cortina”.

Cosa farà dopo aver abbandonato l’attività dirigenziale?

“Andrò a sciare, dipingerò e scriverò”
, conclude Demetz.