Moioli: “Ho affrontato e battuto le mie paure”

16 Gennaio 2015

Michela Moioli ha lanciato un urlo liberatorio dopo avere tagliato il traguardo di Kreischberg. Un passato nelle categorie giovanili da predestinata (due bronzi nei Mondiali juniores del 2012 e 2013, secondo posto nella classifica finale di Coppa Europa nel 2102) e un presente sinora breve ma intenso in Coppa del mondo (con una vittoria e un secondo posto individuali e un successo nel team event con Raffaella Brutto) sono stati interrotti dal brutto infortunio al ginocchio della finale olimpica di Sochi del 16 febbraio 2014. Esattamente undici mesi dopo il destino ha restituito alla diciannovenne alpina di Alzano Lombardo quando le aveva tolto in Russia, nell gara che segnava il suo ritorno alle competizioni. “E’ stato uno sfogo che mi è servito per ritrovare me stessa – racconta -. Quasi quasi non ci credevo, ma in tutte le batterie mi sono sentita con una marcia in più rispetto al passato. Ho rivisto la Michela che si diverte, non ho mai mollato. In semifinale ho avuto un po’ di fortuna perchè due avversarie che mi precedevano si sono toccate cadendo, ma fa parte del gioco. E’ una medaglia a cui è difficile dare un valore, vale quanto un oro e so solo io cosa ho sofferto per arrivarci”.

Il suo recupero è passato anche attraverso una ferreo regime alimentare e che le ha fatto perdere sette chili di grasso e permesso di lavorare sulla juscolatura. “E’ una differenza che in gara si sente. Oggi sono passati esattamente undici mesi dal mio infortunio, probabilmente era destino che mi rifacessi. Ho affrontato e battuto le mie paure. Il mio primo pensiero va a tutte le persone che mi sono state vicine, dal direttore sportivo Cesare Pisoni a tutti gli allenatori guida da Luca Pozzolini, senza dimenticare la palestra di Bergamo dove mi alleno fisicamente con Yuri Ambrosioni, Sergio Rebuzzi e la mia preparatrice mentale Lucia. Adesso che sono tornata non voglio smettere più”. 

Moioli: “Ho affrontato e battuto le mie paure”

16 Gennaio 2015

Michela Moioli ha lanciato un urlo liberatorio dopo avere tagliato il traguardo di Kreischberg. Un passato nelle categorie giovanili da predestinata (due bronzi nei Mondiali juniores del 2012 e 2013, secondo posto nella classifica finale di Coppa Europa nel 2102) e un presente sinora breve ma intenso in Coppa del mondo (con una vittoria e un secondo posto individuali e un successo nel team event con Raffaella Brutto) sono stati interrotti dal brutto infortunio al ginocchio della finale olimpica di Sochi del 16 febbraio 2014. Esattamente undici mesi dopo il destino ha restituito alla diciannovenne alpina di Alzano Lombardo quando le aveva tolto in Russia, nell gara che segnava il suo ritorno alle competizioni. “E’ stato uno sfogo che mi è servito per ritrovare me stessa – racconta -. Quasi quasi non ci credevo, ma in tutte le batterie mi sono sentita con una marcia in più rispetto al passato. Ho rivisto la Michela che si diverte, non ho mai mollato. In semifinale ho avuto un po’ di fortuna perchè due avversarie che mi precedevano si sono toccate cadendo, ma fa parte del gioco. E’ una medaglia a cui è difficile dare un valore, vale quanto un oro e so solo io cosa ho sofferto per arrivarci”.

Il suo recupero è passato anche attraverso una ferreo regime alimentare e che le ha fatto perdere sette chili di grasso e permesso di lavorare sulla juscolatura. “E’ una differenza che in gara si sente. Oggi sono passati esattamente undici mesi dal mio infortunio, probabilmente era destino che mi rifacessi. Ho affrontato e battuto le mie paure. Il mio primo pensiero va a tutte le persone che mi sono state vicine, dal direttore sportivo Cesare Pisoni a tutti gli allenatori guida da Luca Pozzolini, senza dimenticare la palestra di Bergamo dove mi alleno fisicamente con Yuri Ambrosioni, Sergio Rebuzzi e la mia preparatrice mentale Lucia. Adesso che sono tornata non voglio smettere più”.