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Paris: “Non vedevo nulla, non pensavo che il tempo bastasse per vincere: è un sogno che diventa realtà”
“È stata una guerra arrivare”. Le prime sensazioni di Dominik Paris al traguardo non erano quelle di chi pensa di diventare campione del mondo. È partito con il pettorale numero 3, ha commesso un errore nel finale ed era convinto che qualcuno l’avrebbe superato. Invece è lui a mettere al collo la medaglia d’oro del superG
LA GARA – “Si vedeva zero, ma sono riuscito ad arrivare comunque. Hanno fatto fatica tutti. Non è stato per niente facile, soprattutto senza luce, ma sono riuscito a trovare forse quel giusto feeling per centrare il tempo necessario. Nella parte centrale ho sciato abbastanza bene e ho sentito che ero veloce. In alto sono andato discretamente ma non era tanto contento, poi prima dell’ultima doppia ero un po’ lungo e ho perso tanto tempo, altrimenti potevo fare 3-4 decimi in meno. Ma era difficilissimo con la visibilità così e con tutte le onde era ancora più tosta. Ho visto la gara di Feuz e mi sembrava che avesse fatto fatica. Non mi aspettavo che bastasse questa manche per vincere. Non capivo se stessi andando bene o no, ho solo provato a mollare gli sci e alla fine è andata bene”.
LA CRESCITA – “Quest’anno sta andando molto bene, abbiamo lavorato per portare più continuità anche su nevi diverse. Come ho già detto anche a Bormio e a Kitzbühel, lo sviluppo che abbiamo fatto sui materiali mi dà molto più fiducia e mi consente di sciare a modo mio su tutti i tipi di neve, perciò è più facile fare bene, anche se alla fine devi sempre fare meno errori possibili. Qual è il mio modo di sciare? Impossibile spiegare: semplicemente veloce”.
SVINDAL – “Mi alleno sempre per vincere, so che non puoi farlo sempre, ma l’importante è sempre stare davanti e con l’esperienza si migliora. Io l’erede di Svindal? Può essere, lui è stato un esempio e mi ha dato tanto, sono riuscito a imparare tanto da lui, come si prepara la gara, tutte le linee che ho fatto nelle varie discese. E poi è un grande campione che resta sempre lo stesso, un grande uomo. I complimenti me li hanno fatto tutti, siamo come una famiglia, siamo amici tra noi discesisti, è anche quello il bello: quando non funziona, ti stanno vicino lo stesso”.
LA GIOIA – “Il sogno delle medaglie c’è sempre, ma c’ero riuscito solo a Schladming con l’argento. Rispetto ad allora sono sempre lo stesso, sono solo un po’ più vecchio, con più esperienza. Questo oro vale tanto, abbiamo cominciato bene, speriamo di continuare così. Adesso c’è da festeggiare, poi devo ritrovare la concentrazione per sabato, perché c’è un’altra gara molto importante (la discesa, n.d.r.). Sono molto soddisfatto di questa giornata, non mi aspettavo di vincere, sicuramente è un grande sogno che è diventato realtà. Non ho esultato più di tanto? Io non sono un uomo di emozioni. E poi faceva un freddo…”
Paris: “Non vedevo nulla, non pensavo che il tempo bastasse per vincere: è un sogno che diventa realtà”
“È stata una guerra arrivare”. Le prime sensazioni di Dominik Paris al traguardo non erano quelle di chi pensa di diventare campione del mondo. È partito con il pettorale numero 3, ha commesso un errore nel finale ed era convinto che qualcuno l’avrebbe superato. Invece è lui a mettere al collo la medaglia d’oro del superG
LA GARA – “Si vedeva zero, ma sono riuscito ad arrivare comunque. Hanno fatto fatica tutti. Non è stato per niente facile, soprattutto senza luce, ma sono riuscito a trovare forse quel giusto feeling per centrare il tempo necessario. Nella parte centrale ho sciato abbastanza bene e ho sentito che ero veloce. In alto sono andato discretamente ma non era tanto contento, poi prima dell’ultima doppia ero un po’ lungo e ho perso tanto tempo, altrimenti potevo fare 3-4 decimi in meno. Ma era difficilissimo con la visibilità così e con tutte le onde era ancora più tosta. Ho visto la gara di Feuz e mi sembrava che avesse fatto fatica. Non mi aspettavo che bastasse questa manche per vincere. Non capivo se stessi andando bene o no, ho solo provato a mollare gli sci e alla fine è andata bene”.
LA CRESCITA – “Quest’anno sta andando molto bene, abbiamo lavorato per portare più continuità anche su nevi diverse. Come ho già detto anche a Bormio e a Kitzbühel, lo sviluppo che abbiamo fatto sui materiali mi dà molto più fiducia e mi consente di sciare a modo mio su tutti i tipi di neve, perciò è più facile fare bene, anche se alla fine devi sempre fare meno errori possibili. Qual è il mio modo di sciare? Impossibile spiegare: semplicemente veloce”.
SVINDAL – “Mi alleno sempre per vincere, so che non puoi farlo sempre, ma l’importante è sempre stare davanti e con l’esperienza si migliora. Io l’erede di Svindal? Può essere, lui è stato un esempio e mi ha dato tanto, sono riuscito a imparare tanto da lui, come si prepara la gara, tutte le linee che ho fatto nelle varie discese. E poi è un grande campione che resta sempre lo stesso, un grande uomo. I complimenti me li hanno fatto tutti, siamo come una famiglia, siamo amici tra noi discesisti, è anche quello il bello: quando non funziona, ti stanno vicino lo stesso”.
LA GIOIA – “Il sogno delle medaglie c’è sempre, ma c’ero riuscito solo a Schladming con l’argento. Rispetto ad allora sono sempre lo stesso, sono solo un po’ più vecchio, con più esperienza. Questo oro vale tanto, abbiamo cominciato bene, speriamo di continuare così. Adesso c’è da festeggiare, poi devo ritrovare la concentrazione per sabato, perché c’è un’altra gara molto importante (la discesa, n.d.r.). Sono molto soddisfatto di questa giornata, non mi aspettavo di vincere, sicuramente è un grande sogno che è diventato realtà. Non ho esultato più di tanto? Io non sono un uomo di emozioni. E poi faceva un freddo…”